La gestione dei rifiuti CEOMED in Giordania e Tunisia, con ricadute in Europa
L’Università di Napoli Federico II, presso la Regione Campania, è l’unico partner italiano del progetto CEOMED – “Employing circular economy approach for OFMSW management within the Mediterranean countries”. Giordania e Tunisia, in particolare le città di Amman e Sfax, invece, sono al centro delle attività finalizzate alla realizzazione di nuovi piani di gestione dei rifiuti prodotti dai mercati locali all'ingrosso di frutta e verdura.
Quale impatto concreto, quindi, potrà avere l’esperienza in Italia?
“Il progetto avrà sicuramente ricadute di carattere sociale, ambientale ed economico – risponde in un’intervista il ricercatore Stefano Papirio, dell’Università italiana coinvolta nel partenariato ENI CBC MED – In Europa, in materia di gestione di rifiuti solidi rispetto ai Paesi mediterranei del consorzio CEOMED, si ragiona in maniera sempre più integrata: adottando cioè soluzioni con differenti fasi di trattamento al fine di minimizzare il rifiuto da abbancare in una discarica controllata, per poi recuperare quanto più possibile in termini di risorse e di energia. È altrettanto vero, però, che molte realtà, tra cui alcune zone d’Italia, possono fare ancora molto in tal senso: promuovendo campagne di sensibilizzazione, una corretta partecipazione dei cittadini alla raccolta differenziata ed investendo in nuovi impianti di trattamento dei rifiuti. Il progetto CEOMED agirà proprio in questa direzione sul territorio italiano e, più in generale, europeo”.
È in questi termini che si parlerà di integrazione transfrontaliera?
“Sì. Perché da un lato, l’obiettivo è rafforzare la consapevolezza di Tunisia e Giordania verso uno sviluppo sostenibile della società civile, capace di far fronte ad una crescente domanda di prodotti da introdurre nel mercato e, dunque, ad una maggiore produzione di rifiuti la cui gestione richiede nuovi sforzi per salvaguardare l’ambiente e intravedere opportunità di crescita economica. Dall’altro lato, l’esperienza maturata anche dai partner europei nei propri Paesi (Italia, Spagna e Grecia) permetterà un dialogo costruttivo tra le parti, al fine di indirizzare congiuntamente le risorse verso un’ottimale riuscita del progetto”.
Si può parlare di promozione di modelli di economia circolare?
“Certo. I beneficiari finali dei risultati ottenuti, in seguito alle attività CEOMED, saranno più direttamente le persone coinvolte nella filiera dei prodotti ortofrutticoli e nella gestione dei rifiuti organici da essi derivanti nelle municipalità di Amman (in Giordania) e Sfax (in Tunisia): agricoltori, aziende che utilizzano i mercati per la vendita dei loro prodotti, clienti, amministrazioni pubbliche e gestori dei servizi ambientali. Tra i beneficiari finali, ad ogni modo, va inclusa anche l’intera comunità scientifica impegnata in tematiche di questo tipo che, attraverso attività di comunicazione e disseminazione delle attività e dei risultati da parte dei partner del progetto, sarà informata riguardo i più recenti studi ed applicazioni sulle strategie di raccolta, sui sistemi innovativi per la valorizzazione energetica della frazione organica dei rifiuti solidi urbani e sul riutilizzo dei digestati come fertilizzanti organici e azotati, in un’ottica proprio di economia circolare”.
Come è nato il progetto?
“Con l’idea del trasferimento tecnologico transfrontaliero, per promuovere la raccolta differenziata dei rifiuti organici, la trasformazione biologica degli stessi e la valorizzazione agronomica del digestato prodotto in Tunisia ed in Giordania. CEOMED, tuttavia, è da intendersi anche come un progetto di ricerca vero e proprio per l’individuazione di tecnologie innovative e lo sviluppo di strumenti matematici per un’ottimizzazione dei processi suddetti. Pertanto, si viaggia su due livelli paralleli, tali da dare nuovo impulso all’innovazione nel campo del trattamento della frazione organica dei rifiuti solidi urbani e favorire, così, l’adozione di modelli di corretta gestione”.
Scheda sintetica sul progetto.
Posted on 28 aprile 2020