Istat. Il settore alberghiero e ristorativo in Puglia

L'Istat, nell'ambito del Protocollo "Analisi tematiche e territoriali per il supporto alle decisioni pubbliche" siglato con il Consiglio Regionale della Puglia, la Giunta Regionale della Puglia, l'Agenzia Regionale per la Tecnologia e l'Innovazione della Puglia, l'Unioncamere Puglia, ha realizzato il rapporto "Il settore alberghiero e ristorativo in Puglia".

L'accordo tra gli Enti prevede la collaborazione su vari fronti, dalla produzione di analisi settoriali alla risposta a richieste specifiche dei decisori pubblici, passando per l'esplorazione delle relazioni tra sviluppo urbano, ambiente e clima in aree specifiche della regione.

Sintesi dei risultati
  • Il settore Alberghi e ristoranti conta in Puglia, nel 2019, circa 23.000 unità locali di imprese attive che impiegano oltre 85.000 addetti per un valore aggiunto generato di oltre 1,5 miliardi.
  • Il settore Alberghi è rappresentato per il 65% da piccoli affittacamere per soggiorni brevi che in media impiegano meno di 2 addetti, il 26% delle unità sono alberghi in senso stretto e generano la quota più alta di valore aggiunto del settore.
  • Il settore ristorativo è rappresentato per circa il 40% da ristoranti con somministrazione, per il 40% da bar ed a seguire ristoranti senza somministrazione e gelaterie e pasticcerie. Oltre 30.000 sono gli addetti dei ristoranti con somministrazione e oltre 20.000 quelli dei bar.
  • Il 2021 rappresenta l’anno della graduale ripresa post-covid ed il settore Alberghi e ristoranti è tra quelli che ha sofferto maggiormente nel periodo pandemico ma che ha, di conseguenza, registrato la ripresa più sostenuta. Si contano nel 2021 in Puglia, 21.194 imprese nel settore, + 2,9% rispetto al 2020 (20.596) e +0,8% rispetto al 2019 (21.031).
  • In termini di genere dell’imprenditore si registra anche in Puglia il forte sbilanciamento tra imprenditori maschi e femmine. Gli imprenditori maschi rappresentano il 70% degli imprenditori del settore. Con la pandemia, le imprese guidate da imprenditrici sono diminuite in modo più significativo.
  • Nel settore, quasi il 90% degli imprenditori ha più di 30 anni: il 39% più di 50 anni e il 52% tra 30 e 49 anni. Dal 2012 al 2021 si riduce la quota di giovani imprenditori e l’emergenza sanitaria ha portato ad una ulteriore riduzione delle imprese da loro guidate.
  • Più giovani rispetto alla media sono i dipendenti del settore, il 20% dei dipendenti appartiene alla fascia di popolazione giovane (15-29 anni) e maggiore è la presenza di stranieri.
  • Nel settore vi è una maggiore incidenza delle figure professionali meno qualificate rispetto alla media regionale, con un incremento significativo del numero di apprendisti.
  • Oltre ad esservi una maggiore incidenza del part-time vi è anche una quota molto più elevata, rispetto al totale regionale, di contratti a tempo determinato (pari a 41% per il settore e 21% per il totale imprese). I contratti a tempo determinato sono significativamente aumentati negli anni.

Pubblicato il 17 maggio 2024